Il drammatico epilogo della vicenda della piccola Elena è tragedia che, come sempre accade in questi casi, è l’ultimo atto di una serie di comportamenti di incuria e maltrattamenti che i minori vivono. L’accaduto deve obbligare le istituzioni ad affrontare il tema di una seria riforma dei servizi sociali, puntando sul potenziamento degli organici negli enti locali mediante figure specializzate, quali assistenti sociali e psicologi, adeguatamente e costantemente formate. L’Italia – riprende – conta un assistente sociale ogni 15000 abitanti, contro una media europea di uno su 5000, e uno psicologo ogni 12000 abitanti rispetto a una media europea di uno su 5000. Numeri che ben rappresentano l’emergenza che dobbiamo affrontare. La difesa dei più fragili non si fa con lo smantellamento dello Stato sociale, ma con il suo potenziamento, coinvolgendo anche le scuole di ogni ordine e grado e i servizi educativi. Un approccio doveroso, in linea con i migliori standard europei, ma che non trova lo spazio che merita all’interno del Pnrr. Elena non c’è più, ma il decisore pubblico può già rimboccarsi le maniche per intervenire lì dove serve, attraverso una puntuale opera di monitoraggio, prevenzione e trattamento delle condizioni di disagio come quelle in cui è vissuta la piccola Elena. Non può esserci priorità maggiore per le istituzioni che proteggere il diritto alla vita dei più piccoli
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