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“Gettare un ponte tra carceri e società significa anche prendersi cura di un’emergenza educativa che colpisce i più vulnerabili, i quali, quando non ci sono opportuni interventi, hanno come unica destinazione la palestra di crimine e devianza di un ambiente carcerario lasciato a sé stesso. Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali sostiene con il programma GOL, in particolare attraverso la linea 4, le politiche attive di reinserimento lavorativo degli ex detenuti, e favorisce, attraverso il Pn Inclusione 2021-27, progetti e iniziative dentro e fuori dal carcere, insieme a misure per i minori e i detenuti più giovani, finanziate complessivamente con 275 milioni dai programmi Fse e Fesr. Gli enti del Terzo settore, grazie a una norma di aggiornamento al Programma Gol, potranno finalmente partecipare attivamente allo sviluppo dei percorsi di lavoro e inclusione in favore dei più fragili, tra cui gli ex detenuti. Moltissime esperienze significative hanno dimostrato che acquisire competenze, imparare un mestiere e riuscire a ottenere contratti di lavoro regolari riesca a creare un legame causa-effetto, verso l’uscita dal mondo criminale. In questo senso è importante un’azione di sistema con l’obiettivo ‘recidiva zero’, che coinvolga il mondo delle Istituzioni, del privato e del privato sociale, dettagliato in ogni suo aspetto concreto, come questa portata avanti tra Cnel e ministero della Giustizia, può essere utile anche per invogliare molti più detenuti al cambiamento”.

Lo ha detto il viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, intervenendo al Cnel per la giornata di lavori “Recidiva Zero”, dedicata all’inclusione lavorativa dei detenuti.

“Voglio però sottolineare il valore sociale della giusta detenzione – precisa Bellucci – per cui occorre garantire certezza del diritto e della pena in rispetto delle vittime. Una certezza detentiva, che non può certamente prescindere da una strategia rieducativa di sistema per alimentare un patto di fiducia e responsabilità tra istituzione e detenuto, da cui non può essere esclusa la società, che è stata vittima dei reati commessi. Le persone vanno aiutate a riscrivere la propria storia, e il lavoro è un mezzo straordinario di riscatto, crescita personale e contributo al benessere della collettività”.