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Almeno per ora, il cambio di passo ‘draghiano’ che ci aspettavamo non c’è stato. E spiace sottolinearlo in occasione dell’ultimo Dpcm firmato ieri. Un provvedimento che, oltre a ricalcare nel merito la linea dell’ex premier Conte, ha tempistiche di conversione ridotte ai minimi termini che negano totalmente il confronto democratico, calcolando che il Dl Covid non è stato ancora trasmesso dal Senato alla Camera ma che comunque dovra’ essere approvato definitivamente entro il 15 marzo. Riteniamo che il destino dell’Italia, dei suoi cittadini e delle sue imprese, non può essere lasciato “appeso” ad atti amministrativi che ignorano le aule parlamentari e la democrazia, imbavagliando le diverse sensibilità su temi di primaria importanza.